Axel Narutaki

Axel Naque in una famiglia di media borghesia, il padre era un alchimista rinomato in tutta la loro città.
Lui insegnò ovviamente ogni cosa ad Axel, ma a quella tenera età sembrava comprendere già più di quello che il padre tentava di insegnargli.
Così provò a mandarlo in una scuola privata ma i suoi voti così alti facevano invidia a chiunque.
All'epoca troppo debole per difendersi, troppo debole per capire la legge del mondo che purtroppo era troppo frequente.
-Se non schiacci vieni schiacciato- questo disse uno dei suoi compagni di "classe" prima di picchiarlo a sangue.
Dopo quell'evento per Axel iniziò un periodo nero di pura depressione, studiava da solo in camera sua, giocava a scacchi solo con il padre.
Più rimaneva lì più se stesso veniva perso tuttavia la sua mente si espandeva sempre di più, qual'è il miglior amico di un "asociale" che studia l'alchimia? già, un buon libro.
All'epoca aveva solo 7 anni ma in poco più di un mese riuscì a leggere tantissimi libri che parlavano di tutti i materiali conosciuti, di quelli che si studiavano e di quelli scoperti da poco.
Caratteristiche fisiche, caratteristiche chimiche, ogni singola cosa che leggeva veniva immagazzinata nella sua mente.
Ancora giovane però, non poteva conoscere la follia, la brama di potere, la cupidigia.
Ma il padre si...
Lui non comprendeva quanto Axel pur essendo già un ottimo alchimista, non riusciva ad avere una conoscenza così ampia, tanto che quando lui doveva utilizzare l'alchimia doveva ancora scrivere a terra i simboli alchemici, Axel dopo l'età di 10 anni non ne ebbe più bisogno; un battito di mani, poi le mani poggiate su ciò che voleva trasmutare e fatto.
Il padre sfruttò la cosa o almeno ci provò... portò Axel dai suoi colleghi per farlo "analizzare" non test strani clinici, niente di che solamente test fisici e mentali.
I test fisici erano nella norma, ma quelli mentali erano sorprendenti; come la sua conoscenza dei materiali.
Per tutti quei cervelloni era inspiegabile, per Axel era Ci riesco e basta.
Invidia spinse poi quelli che il padre considerava amici ad assalire la casa per impossessarsi del ragazzo e della sua mente tanto brillante.
Irruppero in casa protetti da scorte armate.
Padre, e madre di Axel caddero fuori dalla sua "stanza" chiusa a chiave, solo il sangue che colò dai loro corpi, e che si intrufolò da sotto la porta mostrava l'imminente irruzione dei folli avidi di conoscenza.
Ad Axel vennero in mente le parole del "compagno" che lo pestò a sangue, ma quelle parole nella sua mente vennero cambiate, dal suo animo gentile seppur poco sociale.
Chi non schiaccia va protetto da chi schiaccia; e chi sa che può difendersi deve difendere anche gli altri...
Queste parole malinconiche risuonarono nella sua mente fino a quando gli scienziati non irruppero nella stanza fingendo che fossero i suoi genitori la minaccia ma Axel era troppo intelligente per credere in ciò.
Finse di crederci, finse che andava bene, poi batté le mani e finse di cadere nel legno.
Subito si rialzò ma da esso una grossa asta si allungò trapassando gli uomini da parte a parte, poi ancora altri battiti di mani altri tocchi a quell'asta che si ramificò in un "albero" di morte.
Axel rimase in quel lago di sangue per tutta la notte, poi come se nulla fosse la mattina si lavò, si vestì con degli abiti estremamente formali, prese quelle poche cose che riteneva importanti tra cui la spada che il cadavere del padre aveva in mano e partì verso l'unico luogo che ritenne opportuno, una scuola dove avrebbe potuto apprendere di più, una scuola che gli avrebbe permesso di crescere.