Lezione #1 in Arena!

Radiant Sun

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    Genkaku RPG

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    Prof. Byakuya

    Byakuya guidò i suoi studenti fino all'Arena senza dire una parola. Zittiva solo di tanto in tanto dei ragazzi che parlavano tra loro rumorosamente. Completato il giro attorno alla Heiwa, arrivarono finalmente davanti alla possente struttura; sembrava addirittura più antica dell'accademia stessa. I muri, ormai rovinati per le innumerevoli battaglie, avevano perso il loro colore; le gradinate circolari erano state smussate agli angoli dal tempo e per quanto riguarda il terreno, che non era ovviamente curato, solo qualche fascio d'erba coraggioso spuntava dal suolo secco e polveroso.

    Bene. Considerate questo posto come la vostra aula.
    Da quanto si può dedurre non vi ho portato qui solo per fare una passeggiata, io vi voglio stremare. Fatemi vedere quel che sapete fare! Non siate timidi, date sfogo alla vostra forza e mostratemi le vostre più segrete abilità.


    Nel parlare incurvò il labbro superiore sinistro con fare soddisfatto. Eggià. Byakuya era come ossessionato dalla forza. Non importava se si trattava di forza umana o demoniaca, quello che più gli piaceva era scoprire e insegnare tecniche, "di base" o nuove, combinarle e migliorarle. Su quello si basava il suo insegnamento. Dalla tasca tirò fuori una piccola agenda che gli serviva da registro e iniziò a sfogliarla.

    Adesso voglio che ad uno ad uno mi mostriate ciò che sapete fare. Impegnatevi a fondo perchè verrete valutati. Si procederà secondo questo questo ordine:

    Clive Addams
    William H. Noir
    Victoria Coke

    Iniziate!



     
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    ⊙ Clive Addams ≈
    Ad un solo giorno di distanza dall'arrivo del nostro Clive all'Heiwa non si può dire che fosse andato tutto secondo i piani.
    In primo luogo aveva già perso le tracce della vampira conosciuta il giorno prima e di conseguenza non sapeva ancora se un giorno o l'altro avrebbe potuto provare l'ebrezza di bere sangue umano.
    In secondo la sua missione di salvaguardia di quel ragazzo chiamato William non era neppure vicina all'inizio.
    L'aveva cercato tutto il giorno precedente e, avendo finito le sue ricerche solamente in tarda notte non era stato in grado di recarsi nella propria stanza a riposare, quindi immaginate quanto potesse aver dormito bene rintanato in uno dei tanti corridoi che attraversavano la scuola come vasi sanguigni.
    Quella mattina non poteva avere di certo un aspetto gradevole, se così si poteva definire il suo solito, ciò che invece rappresentava un serio problema era il suo atteggiamento: il poco sonno e la scarsa qualità dello stesso l'avevano reso particolarmente irritabile.
    Anche un pochino la fame direi, se considerate che il giorno prima non aveva messo sotto i denti praticamente nulla e che quella mattina era riuscito a svegliarsi a mala pena in tempo per andare a lezione.
    Già, la prima lezione, pareva veramente qualcosa di simpatico.
    Come un gatto morto.
    Se c'era qualcosa che in quel momento non aveva proprio voglia di fare era dare retta ad un tizio che tra l'altro non pareva nemmeno avere voglia di starli a seguire.
    L'essere il primo tra tutti a doversi esibire in quell'assurdo spettacolino che doveva mettere in mostra le loro abilità... non gli piaceva per nulla.
    É inutile dire che quando sentì pronunciare il suo nome ebbe un brivido di orrore vero?
    Iniziò con uno sbuffo.
    «Non ho nulla da mostrare a nessuno.»
    Con un tono di voce al limite dello sgarbato continuò incrociando le braccia, ancora coperte dalle lunghe maniche, e sedendosi per terra prendendo ad ignorare tutto quello che stava accadendo attorno a lui.
    La lezione doveva finire al più presto, doveva trovare almeno il bersagio da proteggere.
    Dio solo sa che cosa gli avrebbero fatto se avesse fallito la missione.
     
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    William H. Noir †

    Era una brutta giornata.
    Una di quelle in cui, nonostante il sole splendesse alto nel cielo, lo stato emotivo di William non partecipava con altrettanta gioia a quel concerto di gaudiose emozioni. Attualmente, comunque, il ragazzo non avrebbe potuto ammirare il soffitto celeste che dall'alto della sua indifferenza si beffava delle sue condizioni emotive poiché la sua vista era offuscata da polvere, terra, sgomento, incertezza e sangue: il suo sangue. Riverso a faccia in giù sul terroso suolo dell'arena tentò di riportasi in posizione eretta facendosi leva sulle proprie gambe, ma la richiesta imposta al suo corpo fu troppo esosa e le energie per compiere tale azione gli vennero a mancare costringendolo a rimanere a terra. Era improbabile che un semplice colpo, per quanto forte e rivolto ad una zona sensibile come il volto, l'avesse potuto ridurre ad uno straccio con tanta facilità, doveva esserci qualche espediente di mezzo... probabilmente di natura arcana. In effetti, a ben pensarci, l'impatto che sentì sulla sua guancia sinistra prima di essere scaraventato a terra sembrò al contempo essere etereo ma compatto, come se a colpire il suo volto fosse stata una violenta massa d'aria e non un comune pugno. Avrebbe voluto volentieri rimanere a terra a riposare e a far luce su questi pensieri, dando nel contempo modo alla guancia di alleviare il dolore, ma il suo orgoglio gli imponeva di rialzarsi e sottoporsi a quella stupida lezione che ora aveva portato tutti gli studenti ad azzuffarsi tra di loro. "Lezione"... davvero si poteva definire così quella stramba trovata didattica? Che tipo di informazioni avrebbe potuto ricavare un docente da una comune rissa da strada? William non lo sapeva proprio, e al momento non aveva nemmeno voglia di chiederselo, impegnato com'era nel minacciare mentalmente le gambe per spingerle a fare il loro lavoro: rimetterlo in piedi. In un modo o nell'altro, le cattive parole rivolte agli arti inferiori sortirono il loro effetto e il giovine riguadagnò ben presto una postura dignitosa e un equilibrio stabile. Di nuovo eretto il ragazzo non poté esimersi dal guardarsi intorno e, proprio in quel momento, sentì l'irrefrenabile impulso di rivolgere un sincero pensiero al responsabile del suo trasferimento all'Heiwa.

    "Maldetto..."

    A giudicare dal campo di battaglia in cui si trovava, luogo in cui la maggior parte degli studenti erano impegnata nel mostrare le proprie abilità a discapito della salute fisica degli altri, la scuola che inizialmente aveva identificato come un rifugio sicuro sarebbe potuta benissimo diventare la sua tomba. Ma a cosa stavano pensando le persone che avevano curato il suo trasferimento in quel luogo? Davvero non avevano trovato un posto maggiormente sicuro e più idoneo a preservare la sua incolumità? Se lo domandò con insistenza, almeno fino a quando, con la coda dell'occhio non vide uno studente mingherlino e dall'aria spaventata caricarlo a tutta velocità. Era molto esile, aveva i capelli di un nero corvino e non era dotato di nessuna particolarità che lo distinguesse dalla massa.
    Un alunno del tutto anonimo.
    Ah no, stringeva anche un coltello affilato nella mano destra e quel ghigno folle che gli dipingeva il volto lo rendeva davvero poco amichevole.
    Era proprio una brutta giornata quella.

    - 15 minuti prima -

    Era una bella giornata.
    Una di quelle in cui, non solo il sole splendeva alto nel cielo, ma lo stato emotivo di William si sentiva anche di partecipare con altrettanta gioia a quel concerto di gaudiose emozioni. Spinto da un'intrinseca voglia di ammirare il soffitto celeste posto sopra la sua testa, alzo il capo e posò i suoi occhi sull'enorme distesa azzurra. Era di ottimo umore. L'Heiwa si era rivelato essere un ottimo posticino e, grazie alla dipartita di Autumn che aveva ceduto alla pressione emotiva a cui era stato sottoposto, aveva avuto modo di scoprire le gioie dell'avere una stanza tutta per sé. Che altro avrebbe potuto desiderare? Niente oggi avrebbe potuto danneggiare il suo stato emotivo, persino la notizia che la lezione si sarebbe svolta nell'arena non era riuscita a turbarlo. 20 giri di corsa? Qualche flessione? Piegamenti? Li avrebbe potuti gestire senza alcun problema grazie al suo buon umore. In realtà, in fondo al suo animo, nutriva un po' di preoccupazione riguardo le condizioni del clan Noir, ma ora come ora non aveva alcun modo per informarsi al riguardo ed era ben consapevole che per aiutare la sua famiglia non poteva far altro che restare tranquillo ed evitare di morire. Quello a cui era stato sottoposto era un compito estremamente facile: come sarebbe potuto perire in una scuola? Come avrebbe potuto mettere la sua vita in pericolo all'Heiwa?
    Ah, quella era proprio una bella giornata.

    “Ops..”

    Quando William riportò gli occhi sulla fila di studenti che si stava dirigendo verso l'arena, si accorse di essere rimasto indietro e quindi fu costretto ad affrettare il passo per ricongiungersi alla processione. Gli indumenti che indossava non erano molto adatti a compiere eccessivi sforzi fisici, e quel leggero scattino aveva messo in luce questo suo “handicap”. In occasione della prima lezione scolastica della sua vita si era vestito con la “solita uniforme elegante”, ma ora rimpiangeva l'aver lasciato in stanza la tuta, sicuramente più adatta al tipo di lezione che ora si apprestava a seguire. Chissà cosa gli avrebbe chiesto l'insegnate! Era proprio curioso di scoprirlo, e tutto sommato la risposta non giunse poi dopo tanto tempo.
    Purtroppo.
    Una volta giunti a destinazione, l'insegnante infatti non perse nemmeno tempo a presentarsi e chiese a tutti i presenti di dimostrargli le proprie abilità. A tale richiesta seguì un momento di sgomentò generale che interessò lo stesso William ancora incredulo a causa del compito che gli era stato affidato. Forse aveva capito male... forse per “dimostrare le proprie abilità” il docente si riferiva a qualche test di resistenza o magari di intelligenza! Il primo che ebbe il coraggio di rompere quel momento di stasi che si era venuto a creare fornendo una propria interpretazione al comando rivolto alla classe fu il “folle” scorto qualche tempo prima dalla finestra della sua stanza: il ragazzo, ancora vestito con la camicia di forza, si accomodò per terra affermando di non aver nulla da dimostrare. Il Noir lo osservò con fare incuriosito nello stesso modo in cui l'aveva scrutato la prima volta che aveva avuto modo di vederlo.

    “Andiamo! Una persona particolare come te deve possedere sicuramente qualche abilità int...”

    Bang!

    Dolore.
    Tanto dolore.
    Silenzio.
    Dolore.
    Qualche rumore distante.
    La terra.
    Il sangue.

    William provò più volte a ricontattare il suo cervello ma questo sembrò essere fuori servizio. L'ultima cosa che ricordava era quella di essere stato colpito da un pugno... o qualcosa del genere.
    Fu più o meno così che scoppiò l'inferno.


    E fu più o meno così che si ritrovò a rischiare la vita.
    Il ragazzo mingherlino era ormai in procinto di raggiungerlo. William agì d'istinto tentando di adattare le lezioni di autodifesa impartite dai suoi precettori alla situazione attuale. Il buon senso avrebbe comunemente imposto il togliere il proprio corpo campo di minaccia della lama avversaria, ma il ragazzo agì diversamente spostandosi leggermente in modo da porre il proprio cuore in linea d'aria con la lama. Indubbiamente l'avversario sapeva utilizzare un coltello, ma aveva anche il coraggio di utilizzarlo? Sembrò di no, a giudicare da come sgranò gli occhi, incredulo alla vista di un alunno suicida che si esponeva così apertamente ad un colpo mortale... un colpo che probabilmente l'avrebbe fatto arrestare per omicidio. Confuso e leggermente impaurito il ragazzo tentò di aggiustare la traiettoria del colpo spostandola verso punti non vitali... e ciò permise a William di contrattaccare sfruttando il momento di confusione. Il braccio destro venne steso rapidamente sotto quello del nemico per poi venir alzato repentinamente mentre, nel contempo, la mano sinistra, chiusa a taglio, agì colpendo l'articolazione dell'arto che stringeva il coltello. Quest'ultimo, per reazione naturale, si impennò verticalmente mollando la presa sulla lama. L'aggressore, con un braccio bloccato in quella presa ad “x”, non poté far altro che rimanere in balia di William che, proprio in quel momento, lo colpì in contemporanea una ginocchiata al busto e una gomitata sulla nuca. Pochi secondi prima un ghigno beffardo caratterizzava lo studente mingherlino, adesso invece, mentre era disteso a terra in posizione fetale, sul suo volto vi era traccia solo di sgomento.

    “Ringrazia che non battezzo quella lama con il tuo sangue...”

    William gli rivolse solo un commento beffardo soffermandosi solo per qualche secondo ad osservarlo con un misto di follia e sadismo negli occhi. Si sarebbe volentieri fermato ad infierire sull'avversario ma al momento aveva delle priorità, quindi evitò di perdere tempo. Ora come ora desiderava fare tre cose: asciugarsi quel rivolo di sangue che gli bagnava labbra e mento, riappropriasi del suo cappello a falda caduto quando aveva impattato con il terreno, e scoprire chi l'aveva colpito inizialmente. Le prime due operazioni vennero eseguite molto rapidamente mentre la terza venne minata da un nuovo pensiero:

    “Ah, giusto, giusto! devo mantenere un basso profilo...”

    Non che avesse particolari abilità da nascondere e tutto sommato sul campo di battaglia c'erano alunni con poteri molto più coreografici dei suoi che avrebbero attirato maggiormente l'attenzione... ma sarebbe stato meglio e più sicuro non rischiare. Il nuovo obbiettivo fu quindi quello di raggiungere l'unica zona pacifica presente nell'arena. Durante il tragitto verso la salvezza un armadio a due ante dotato di gambe, braccia e testa tentò di ingaggiare battaglia con William ma quest'ultimo lo scartò lateralmente evitando la sua carica. Il gorilla volle tentare un secondo attacco ma fu sorpreso alle spalle da un altro studente che il Noir non si fermò a ringraziare preferendo, invece, continuare a camminare verso la meta.

    “Vengo in pace!”

    Disse al suo interlocutore alzando le mani bene in vista (più per ironia che per reale esigenza) mentre nel contempo risuonavano i mugugni di uno studente accasciato a terra (sconfitto chissà da chi) calpestato con noncuranza da William che, invece di girarci intorno, aveva preferito passarci sopra.

    “Permetti anche a me di assaporare la pace che si è venuta a creare in questo piccolo angolo di paradiso?”

    Senza aspettare alcuna risposta, egli si sedette a terra di fronte a quel particolare studente a cui si era rivolto. Da vicino, con quella museruola e quella camicia di forza, era ancora più strano.


     
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  4. 6Ryuusei_Ryka9
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    Senzatitolo-2-4

    ⁂Victoria
    Quella mattina, quando si era svegliata non credeva ai suoi occhi. Si era ritrovata in una camera più piccola di quella a cui era abituata, con una coinquilina e senza alcun familiare vicino, nessuna cameriera o maggiordomo a svegliarla e portarle la colazione a letto. Quel pensiero l'avava fatta sinceramente sorridere: si trovava veramente all'Heiwa accademy, non se l'era semplicemente sognato come per un attimo, entrata nel dormiveglia, aveva temuto. Siccome sapeva che la sua prima lezione sarebbe stata in arena, aveva optato non per il vestito femminile che si era costretta ad indossare il giorno precedente, ma una più comoda ed amatissima tuta. Mentre si era diretta in classe l'aveva accarezzata più volte, quasi stupita di quanto continuasse a preferirla a quelle gonne leggere e svolazzanti che la madre tanto si divertiva a farle indossare; così anche i capelli, sciolti e senza particolari accessori. Quelli erano finalmente liberi di muoversi vaporosi ad ogni suo passo, invece che essere tirati su in modi addirittura bizzarri, nemmeno fossero quelli di una bambola. In effetti però per sua madre lei era una bambola.

    Oh, santa Heiwa, mi hai veramente salvata... si ritrovò a pensare piena di gratitudine, mentre stringeva le mani vicino al volto come se stesse ringraziando un Dio attraverso una preghiera.
    Non capì bene come, ma da lì tutto si mosse più in fretta, tanto che, senza nemmeno una vera e propira presentazione del professore, si ritrovò nella sopracitata arena, circondata da ragazzi e ragazze che si preparavano alla lezione. Che poi, anche l'inizio della lezione arrivò praticamente all'improvviso, perché vide "tranquillamente" un ragazzo che le volava ad un palmo dal naso, colpito con forza da un secondo ragazzo. Quel che aveva capito era che dovevano dare una dimostrazione delle proprie abilità, ma a giudicare dal comportamento degli altri studenti la lezione era diventata una comunissima rissa di strada. Victoria, se ti farai coninvolgere un'altra volta in una rissa disonorerai il nome dei Coke! E poi una donna che partecipa ai combattimenti non troverà mai un marito! le tornarono in mente le parole che le rivolgeva la madre ogni volta che tornava a casa con qualche nuova ferita di quando scappava di casa. Lei non ci teneva a trovarsi un marito, aveva quindici anni del resto! E al cntempo, si divertiva da morire a confrontarsi con qualche ragazzone in un combattimento! Cambiò, tuttavia, idea quando fu travolta da un secondo corpo volante, che la fece cadere lateralmente a terra. Quello non le fece particolarmente bene alla spalla, no, ma non era un dolore insopportabile, anzi. Si rialzò in fretta, lanciando un'occhiata agli altri presenti e notò che non si facevano scrupoli ad usare anche delle armi. Non fece in tempo a scostarsi che si ritrovò il naso ed un buon pezzo di fronte sporco del sangue di una ragazza che le stava davanti. Si allontanò di qualche passo, decisa a mostrare le sue abilità in modo decisamente meno confusionario di quei tipi rissosi, ma la sua camminata all'indietro fu bloccata da un corpo. Un muro? Si voltò ed appurò che non lo era. Era, invece, un ragazzo dall'aria piuttosto truce che brandiva con tranquillità una mazza. Lo guardò dal basso alll'alto, sorridendogli nervosa. Non... la vuoi usare su di me, ver- non poté finire la frase che quello aveva tirato un colpo verso la ragazza, che per sua fortuna era agile, riuscendo quindi a schivare. Ma non toccarmi! gli gridò, lanciandogli contro un fulmine generato dall'anello al suo miglnolo sinistro, scaraventandolo in mezzo a tre ragazzi che se le suonavano di santa ragione.

    Questi sono pazzi! pensò, cecando con gli occhi una zona sicura. La trovò e sorridente decise di dirigervisi, peccato che una tipa le si parò davanti, con aria minacciosa. Victoria sbuffò e mentre la'ltra caricava un pugno nella sua direzione, quella s bloccò con un urlo. Gli occhi verdi di Victoria notarono allora un lemure che mordeva con foga la mano della ragazza, per poi saltare sui capelli rossi e vaporosi della domatrice. Che ci fai qui?! Da quanto..?! le domandò, ascoltando poi la sua risposta. Ma! Avevo controllato, non c'eri nello zaino..! le rispose a sua volta l'umana. Sapere che la sua scimmia l'aveva seguita, però, la rese felice. Non era quello il momento di pensarci, si trovava in un posto piuttosto pericoloso ed era coperta del ssangue di una ragazza; se non si fosse spostata al più presto si sarebbe macchiata anche del suo! Andiamo si disse, convinta. Si liberò di coloro che la circondavano con un'altra scarica elettrica e poi si alzò in volo, a qualche centimetro da terra - così si sarebbe mossa molto più velocemente. Grazie degli anelli, fratellone! pensò, sorridente. Saettò verso la zona sicura individuata e notò che vi erano già due ragazzi: uno non l'aveva mai visto, ma a vedere l'alto le venne la pelle d'oca. Era il tipo del giorno prima, quello del cappello. Tra tutti i posti dove poteva vederlo, proprio lì?! Sbuffò. Non le piaceva l'idea di andargli vicino, ma siccome quella pareva l'unica zona tranquilla optò per il fluttuare tranuilla verso i due, salutando con un gesto della mano il ragazzo che non aveva preso parte al combattimento in nessun modo.
    Ma come, siamo già feriti? domandò poi a William, con tono inacidito e divrtito, menter non smetteva di fluttuare ed iniziava ad accarezzare la scimmia che teneva sulla testa.


     
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    Prof. Byakuya

    FIUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!
    Un rumoroso e alquanto fastidioso fischio riecheggiò nell'aria, proveniente da un fischietto su cui vi erano appoggiate le labbra di Byakuya, attirando l'attenzione di tutti i presenti.

    Basta ragazzi, basta!

    Li fermò quanto prima, con una goccia di sudore che gli scivolava giù da una tempia.

    Non ho mai visto nessuno di così scatenato... Ci saranno sicuramente dei problemi quest'anno.

    Pensò. Aveva notato prima che un ragazzo, quello più particolare, non aveva neanche tentato di buttarsi. L'avrebbe messo Byakuya stesso in riga, col tempo.

    Per oggi la lezione è finita. Potete tornare all'Accademia, e chi è ferito è pregato di andare in Infermeria. Noi ci rivediamo la prossima settimana.

    Avanzando tra gli studenti, che piano a piano si rialzavano, scrutò con lo sguardo se ce ne fosse qualcuno ferito gravemente. Nessuno, per fortuna, solo qualche graffio, roba da poco. Al contrario non avrebbe trovato nessuna difficoltà a curare le ferite più gravi, la sua collega gli aveva dato dei consigli d'oro. Si fissò l'orologio che portava segretamente sotto ad un polsino, e si accorse che era tardi. Con un gesto della mano salutò i suoi studenti, prima di correre via, ad una velocità disumana, verso l'accademia.












    Fine lezione
    1) Clive ha guadagnato 1 punto exp.
    2) William ha guadagnato 1 punto exp
    3) Victoria ha guadagnato 1 punto exp

    Potete aggiungere i punti alle vostre schede.

     
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4 replies since 17/11/2011, 18:15   166 views
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