Niente mensa per me.

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    zenkσ
    E così era proprio lei, quella ragazza. L'Accademia contava centinaia e centinaia di iscritti, non avrebbe mai pensato di rivederla dopo l'accaduto. Già, l'ebbe notata ancor prima di salire sul palco. La, in mezzo a tutte quelle teste, un po' goffa e impacciata, era lei che s'era alzata di fretta dalla sua postazione per raggiungere l'impalcatura, cadendo subito dopo un paio di scalini. Fu Zenko, tra schiamazzi vari, a raccoglierla, ma come se niente fosse lei riprese il suo tragitto verso l'altra Capo Sezione, assieme agli altri non umani.

    « Marion...Che nome gradevole. »

    Pensò. Nel frattempo la Hargreaves si era chiusa in un inchino, ringraziandolo per ciò che aveva fatto la volta scorsa e di risposta il volpino arrossì lievemente, strizzando gli occhi e portando all'indietro le orecchie in una smorfia.

    « Non c'è bisogno che tu mi ringrazi, son cose che succedono! Non te ne preoccupare. L'importante è che non ti sei fatta nulla! »

    La sua coda prese nuovamente a muoversi, danzando qua e la, come se godesse di vita propria. Si era completamente dimenticato sia della ragazza corvina sia di quell'altra candida, che probabilmente erano già uscite di scena da un bel po'. La sua attenzione ora era rivolta solo alla ragazza che aveva davanti. Amava essere ringraziato, amava i complimenti, amava la compagnia. Le probabilità erano ben poche, ma chissà, magari si sarebbe fatto una nuova amica. Un demenziale filmino mentale iniziò a formarsi lentamente nella sua testa, ma fu lentamente interrotto dalle parole della sopracitata, che spense tutte le sue speranze. Proprio così, lo stava congedando. O meglio, lo stava gentilmente invitando di andarsene dicendogli che probabilmente avrebbe avuto di meglio da fare. Probabilmente il comportamento invasivo del volpino l'aveva infastidita e parecchio... Come biasimarla, gli si era posto di fronte per la seconda volta, chiunque avrebbe pensato che fosse una persecuzione. Abbassò distrattamente le orecchie e così anche il capo. Non fece in tempo a risponderle che la ragazza si era già allontanata, tornando alla sua attività precedente.

    « Beh... In realtà non ho nulla da fare, dovrei solo pranzare... Comunque scusami se ti sono sembrato invasivo, non era mia intenzione. »

    Girò i tacchi e avanzò, quasi trascinandosi, verso il tavolo su cui vi erano ancora abbandonate tutte le sue cose e iniziò fare ordine, riempiendo tristemente la sua tracolla. Si preoccupava e basta, a volte anche troppo, ma non per cattiveria. Lui era semplicemente fatto così.
     
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    Nevaeh Flaherty ♠
    "Dove. Diavolo. Si. È. Cacciata."
    Era ciò che la ragazza continuava a domandarsi, senza sosta, da un bel po' di tempo. Marion era uscita dalla stanza senza dirle nulla, e lei, Nevaeh, la stava cercando. Con tutta la calma del mondo, figuriamoci! Andava a passo di formica, saranno stati al massimo dieci minuti di cammino, e lei sentiva addosso una stanchezza che avrebbe potuto svilupparsi solo nel caso in cui si fosse messa a correre come una forsennata. Non che avesse fretta, ma a pensarci bene non poteva nemmeno perdere del tempo così inutilmente: la sua amica avrebbe potuto trovarsi chissà dove, in punto di morte, in balia di mostri e creature bizzarre! (?). O forse, semplicemente, la sua immaginazione stava andando fin troppo oltre; ma non si fidava della salute cagionevole di Marion, ma proprio per nulla. E sicuramente le era già successo un qualche incidente, in quel lasso di tempo! Nevaeh ci avrebbe scommesso. Scosse il capo, rassegnata. Quando decise di fermarsi: la biblioteca! Ma certo! Era ovvio. La biblioteca era il posto più indicato, soprattutto contando le continue ricerche che, assieme, portavano avanti, su quella benedetta chiave. Senza pensarci due volte, quindi, decise di entrarvi. Quel tipo di luogo le era fin troppo famigliare, ma mai e poi mai le sarebbe venuta la nausea. Amava stare sui libri, leggerli, fare ricerche. Era una sorta di divertimento, anche se spesse volte non lo dava proprio a vedere.
    Dopo aver curvato un paio di volte, essere andata dritta e aver imboccato altri piccoli corridoi -era solo una sua impressione, o quel posto aveva un che di infinito?- finalmente la vide in lontananza. Aggrottò impercettibilmente la fronte. Oh, quindi non era sola. Certo, conoscendo Marion, sicuramente ella aveva dato la precedenza ai libri, e non alla conoscenza di un qualcuno di nuovo. Nev si grattò il capo, scuotendo il capo per la seconda volta in meno di cinque minuti. Mosse qualche passo in avanti, ricordandosi che c'era anche l'altro ragazzo. Che però, quasi sconsolato, con aria triste, si allontanò, andando verso uno dei tavoli. Alzò le spalle, chissà cos'era successo? Avanzò, finalmente, senza impendimenti o ripensamenti, e con voce neutra e espressione altrettanto vuota, parlò.
    « Quindi eri qui, Marion. »
    La fissò, sperando che, soprattutto l'avesse sentita.

     
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  3. lullaby¸
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    Marion Deliah Hargreaves ☆
    E così aveva fatto bingo! … Per l’ennesima volta.
    Era così che Marion, sin dalla più tenera età, riusciva a perdere conoscenze e amicizie in procinto di sbocciare: tagliando di netto il discorso come se, dell’altra persona, non gliene importasse un fico secco. Il dispiacere che provava per la situazione venutasi a creare da poco tempo non poteva certo competere con la forza dell’abitudine che la spingeva a tacere, irrigidirsi come un paletto piantato a terra e fissare l’altra presenza andarsene, sconsolata. Lasciatasi sfuggire un pesante sospiro, la ragazza si chinò per riprendere a fare ciò che prima aveva lasciato in sospeso; nella caduta aveva urtato la libreria alle sue spalle e, di conseguenza, aveva fatto cadere un enorme quantitativo di libri. Ricategorizzarli per nome, argomento e mensola sarebbe stato un compito che le avrebbe portato sicuramente via tutto il pomeriggio. In più, la sua ricerca del tomo sulle leggende locali sarebbe ripresa dall’inizio. Si stava giusto chiedendo se non fosse il caso di rivolgersi al ragazzo alle sue spalle, per chiedergli nuovamente aiuto, quando una voce poco distantela riscosse dai suoi pensieri. Non si girò nemmeno, riconoscendone immediatamente l’intonazione.
    « Nevaeh. Mi dispiace. » Si voltò appena, rivolgendole un sorriso affettuoso. Non si chiese come avesse fatto a trovarla in quella scuola immensa, tanto ovvia era la risposta, fatto sta che era giunta lì proprio per cercare qualche libro su cui ricercare assieme. « Ho perso il libro in mezzo a tutto questo caos. » Lasciò che le sue mani scivolassero sui titoli delle copertine, scostandole sul freddo pavimento invece che riporle sugli appositi scaffali. Il tomo che le interessava era voluminoso e di un diverso colore rispetto agli altri, sicuramente - si disse - l’avrebbe trovato in poco tempo. E tutto per colpa di uno stramaledetto ragno.
    Chinò la schiena in avanti, puntellandosi sui piedi per estrarre il volume da sotto a tutti gli altri. Si era aperto e una pagina era quasi strappata, il viso della giovane shinigami assunse un’espressione seccata alla vista di tale scempio. Si alzò per avvicinarsi ad un tavolo, appena accanto a quello di Zenko, e posarvi sopra l’importante ritrovamento. « Avresti della…colla? »
    Si rivolse a quest’ultimo con fare dubbioso, non sapeva come esattamente poter riparare una pagina strappata da un libro.





     
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    zenkσ
    Mentre riordinava le sue cose, non riusciva a non pensare a come quella ragazza l'avesse respinto. Zenko non era ostinato, proprio per nulla, solo non capiva cosa avesse fatto di così tremendo. Da sempre si era sentito dire "sei troppo buono, se continuerai così se ne approfitteranno di te", ma lui non ci credeva. Perchè qualcuno doveva approfittarsi del bene e delle preoccupazioni altrui? A quali scopi, poi? Uno che è capace di distruggere i sentimenti non è capace neanche di capirli, quindi è come se non ne avesse bisogno [...] La sua mente stava di nuovo divagando tra mille altri e inutili pensieri... Non l'aveva presa per niente bene. Abbassò lentamente le orecchie, triste, mentre infilava il suo quaderno nella tracolla, ma un rumore le costrinse a drizzarsi nuovamente quasi subito. Una ragazza, un'altra esile corvina, questa volta con gli occhi color dell'oceano, sbucò dall'entrata principale spedita, curvando qua e la tra gli scaffali, con tutta l'intenzione di cercare qualcuno, quasi stizzita. Si diresse proprio verso Marion e Zenko non poté far altro che rimanere a fissarle incuriosito. La bocca leggermente aperta, i canini evidenti e le orecchie dritte dritte ad ascoltare. L'ultima arrivata, con espressione vuota quasi a sembrare una bambola, le parlò. Il volpino non riuscì a recepire bene, ma a quanto pare stavano parlando di un libro. Difatti Marion ne aveva appena raccolto uno, ma non sembrava molto entusiasta, ma la cosa più strana era che stava tornando verso di lui. Ella posò il pesante volume su un tavolo appena da parte a Zenko e gli si rivolse, del tutto innocente, di nuovo. Il biondo deglutì, non sapendo come comportarsi, rispondendole comunque e cercando di essere il più professionale possibile.

    « No, la colla è troppo acida e rovinerebbe la carta. »

    Disse, frugando dentro al suo astuccio giallo, che come farlo apposta era l'unico oggetto rimasto fuori dalla borsa.

    « Basta un po' di questo, un particolare nastro adesivo. Esso si attacca perfettamente al testo, fondendosi poi con esso e riparandolo completamente. In un libro antico, come quello che hai preso tu, uno strappo è un danno abbastanza frequente, ecco perchè ogni studente che frequenta la Biblioteca deve averne almeno uno sempre dietro. »

    Era felice. Felice di poterla aiutare nuovamente. Il suo triste animo scomparve del tutto, come il ciel sereno dopo una piccola tempesta. Quel giorno la biblioteca era stranamente, piuttosto, caotica.
     
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    Nevaeh Flaherty ♠
    Ascoltò le scuse dell'amica, annuendo, e guardò ogni suo movimento. Nevaeh pareva incantata dalle gesta di Marion, come se non avesse nulla da fare se non contemplarla. Si piò dire che le cose stavano così: non aveva nulla a cui pensare, in quel momento. In effetti era strano! Riusciva a svuotare completamente la mente, estraniandosi da tutto e da tutti, come se non appartanesse più a quel luogo, ma fosse andata a fare una visita in chissà quale mondo parallelo. Forse lo faceva per noia, forse per pigrizia, ma era un lato del carattere che, a volte, la rendeva un po' inquietante. Gli occhi vuoti di per sé, lei che non si muove di una virgola, come una statua, ma che ti osserva come se volesse sapere qualcosa da te. Marion era sicuramente abituata a tutto ciò, tanto che non ci faceva nemmeno più caso, ma chi non la conosceva era portato a chiedersi se avesse qualcosa che non andava. Una volta che l'amica si fu alzata, e fu andata verso quell'altro ragazzo di cui aveva notato immediatamente orecchie e coda, Nev non fece altro che seguirla con lo sguardo. Passò qualche altro secondo a fissare il vuoto, come rapita dalla ballezza dello scaffale -che, evidentemente, solo lei riusciva a vedere- per poi andare in direzione di Marion. Dopo pochi passi raggiunse i due, mettendosi a braccia conserte. Non fece nulla, non parlò. Si limitò a fissare quel ragazzo. Non che volle comunicargli qualcosa, e nemmeno lo stava osservando a dire il vero. Lo fissò e basta, senza nessuna ragione apparente. Lo fissò con uno sguardo di ghiaccio, che non trasmetteva nulla, se non una vaga soggezione. Cosa, tra l'altro, che non era delle sue intenzioni. Solo dopo qualche secondo, sciogliendo le braccia, si rivolse a Marion, senza però cambiare la direzione dello sguardo.
    «Forse...possiamo chiedergli informazioni riguardo la chiave. »
    Il tono di voce non era cambiato di una virgola, rispetto a prima. E finalmente tornò a guardare l'amica, come a chiederle conferme, e se la proposta di prima fosse fattibile.

     
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  6. lullaby¸
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    Marion Deliah Hargreaves ☆
    Si prese qualche attimo per osservare la cura con cui il ragazzo riparava il libro, tramite uno strano nastro adesivo magico che, a sua detta, dovevano possedere tutti gli studenti frequentanti quel luogo. In un attimo una miriade di domande si affollarono nella sua mente. Perché lei ne era priva? Perché nella sua lista di inizio anno non era stato segnato nulla di simile da comprare? Perché… no, le prime due questioni già bastavano a metterla in una situazione di disagio e a farle voltare lo sguardo da un’altra parte, fingendo indifferenza.
    « Oh… capisco » Si limitò ad affermare, la testa piegata lievemente dal lato sinistro mentre lanciava uno sguardo interrogativo all’amica che l’aveva seguita , con passo lento e lo sguardo perso, fino al tavolo. Che per caso lei ne sapesse qualcosa? Oramai era abituata a vederla esprimersi a sguardi, e da lì aveva preso anche lei lo stesso, medesimo vizio.F orse per questo si sorprese di sentirla parlare, tutto d’un tratto. La silente e chiusa Nevaeh si era degnata di spiccicar parola in pubblico, dinanzi ad altre persone che non fossero solamente loro due. La leggenda ben nota alle due ragazze stava per diventare un argomento di discussione.
    Marion deglutì, combattuta fra l’insicurezza del mantenere il loro segreto o poterne parlare apertamente, cosa che probabilmente l’avrebbe riportata all’etichetta di “pazza”, cosa che le succedeva sempre e comunque. Per l’enfasi con cui ne parlava, per la luce nei suoi occhi che si illuminava di un che di folle. E che già si era formata, non lasciando dubbi sull’opzione che la giovane aveva scelto. Sbatté improvvisamente le mani sul tavolo, inclinando avanti il busto e avvicinandosi spaventosamente al viso di Zenko. Le pupille dilatate, uno strano sorrisetto che le aleggiava in viso. Mancava solamente una musichetta inquietante di sottofondo, quelle tipiche dei film horror che ti fan venir voglia di nasconderti sotto le coperte e cadere in un sonno profondo, per poter finalmente sfuggire a quell’incubo.
    « Ah, si. Stiamo cercando ulteriori informazioni riguardo la leggenda della chiave d’argento »
    Anche il tono di voce era cambiato, risultando ora più squillante e cristallino. I palmi delle mani erano premuti saldamente contro le pagine dell’antico tomo.
    « Ne sei per caso a conoscenza? »
    E per poco non era salita sul tavolo.





     
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    zenkσ
    Mentre spiegava a Marion come fare col nastro adesivo magico, Zenko continuava, di tanto in tanto, ad osservare la nuova arrivata con la coda dell'occhio. Di primo impatto, gli sembrava una persona... particolare. Se ne stava sulle sue, pareva non avere contatti col mondo che la circondava e si muoveva, come un fantasma, tra scaffale e scaffale, quasi come per ammirarne la bellezza. Con tutta probabilità, era amica di Marion. Difatti, dopo qualche minuto di indecisione, anche lei si decise di venire incontro ai due ragazzi. Il volpino la fissò di nuovo e lei fece lo stesso. La sua coda scattò come una molla, e quasi ipnotizzato da quei zaffiri, distolse subito lo sguardo per non venirne catturato. Quella ragazza gli metteva una soggezione pazzesca. Annuì di nuovo a Marion, accorgendosi che quella ragazza lo stava ancora fissando. Cercò di evitarla, ma i brividi che si stavano formando lungo la sua schiena non gli davano pace. Era talmente bloccato che incominciò a sudare. D'un tratto quella si mosse, parlando alla sua compagna completamente senza emozione, con gli occhi sempre fissi su di lui.

    Una chiave?

    Pensò. Ne aveva sentite di storie simili, ma erano tutte più che altro dicerie. Leggende. Epopee. E così, quelle volevano delle informazioni da lui? E di che tipo? Scosse la testa. Un forte e improvviso rumore lo assordò per pochi istanti. Chiuse gli occhi istintamente e li riaprì poco dopo. Marion era a pochi centimetri dal suo naso. Le sue lunghe braccia erano saldamente fissate sul tavolo, in procinto di voler avanzare per salirci sopra completamente. Zenko, spaventato, sbattè le palpebre e deglutì rumorosamente. Fissò la ragazza. L'immagine di una gatta che avanzava verso di lui gli balenò nella mente.

    E-e-ehn... M-mi dispiace ma non la conosco.. V-vi posso aiutare comunque se avete bisogno di qualche libro dove cercare...

    Quella situazione era troppo imbarazzante per lui. Se fosse rimasto così un'altro minuto sarebbe scoppiato.














    Mi scuso per l'estremo ritardo >_<
     
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    Nevaeh Flaherty ♠
    Quel povero ragazzo, in quel momento, sicuramente non se la stava passando troppo bene. Insomma, si era ritrovato davanti una ragazzetta priva di emozioni e un'altra -Marion- che, se a primo impatto pareva tanto carina e gentile, sapeva rivelarsi una vera e propria malata di mente, volendo essere gentili con le parole. Difatti, non tardò a spaventare il volpino con quel suo lato del carattere, venuto allo scoperto al solo menzionare della chiave.
    "Quasi mi dispiace."
    Pensò Nevaeh, spostando lo sguardo dal ragazzo all'amica. Forse, e dico, forse avrebbe dovuto fare qualcosa. Guardò il soffitto, immaginandosi Marion che, con metodi poco ortodossi, tentava di ricavare informazioni dal povero malcapitato. No, doveva assolutamente intervenire, o sarebbe finita nel sangue. Va bene, sto un tantino esagerando. In ogni caso, Nev, scuotendo leggermente la testa, si avvicinò ai due e, prendendo per i fianchi Marion, tentò di metterla giù. Sì, un po' come con i bambini quando, spinti dalla curiosità, si arrampicano ovunque e ad altezze spropositate. Ma l'amica non era più una bambina, e il tavolo non era certo alto dieci metri. Fece piano, senza troppa forza, anche perché non ve ne era assolutamente bisogno, tanto era leggera; sembrava più che altro che la mezza shinigami tentasse di accompagnare i movimenti di Marion. In quel momento, si sentì quasi come una madre. Del resto, si era iscritta a quella scuola non solo per la chiave, ma anche per tenere d'occhio l'amica. Spostò nuovamente lo sguardo affilato sul volpino che, da quanto aveva appena affermato, sembrava non sapere assolutamente nulla della fantomatica Chiave. Avrebbe voluto sbuffare, ma non ne aveva la minima voglia; quindi erano di nuovo punto e a capo. Intensificò lo sguardo, quasi scocciata. LA CHIAVE. Un moto di...rabbia? Le invase lo stomaco. Un piccolo tic all'occhio fece capolino; il respiro aumentò di poco.
    Non importa.
    La voce, che pareva aver assunto un tono più grave, uscì dalle sue labbra, e chiunque avrebbe potuto avere la sensazione che si stesse quasi contraddicendo da sola. Che in realtà stesse dicendo "No che non importa!". Non che volesse essere minacciosa ma...ma...La sua ossessione per la chiave era fin troppa. Se Marion era una pazza maniaca, beh, neanche lei ci andava leggera, soprattutto quando si toccava quel determinato argomento.



    Aww, ci ho messo un sacco, perdono! ç_ç
     
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  9. lullaby¸
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    Marion Deliah Hargreaves ☆
    Non fece caso al caos che stava creando. Non fece caso all’aria spaventata che il volpino aveva assunto non appena si era avvicinata, così di colpo, al suo viso. Non fece caso nemmeno all’amica Nevaeh, la cui gentile presa sui fianchi le impediva categoricamente di poter salire a ginocchioni sul tavolo, cosa che era in procinto di fare già da un paio di secondi. Marion poteva rivelarsi una persona calma e pacata ma, in quei momenti di pura follia che accendevano di vitalità il suo corpicino malato e le facevano aumentare la pressione sanguigna in corpo, la ragione andava a farsi benedire, e tutto quel che rimaneva della sua lucidità mentale si bloccava in un angolo recondito della sua mente. Ora l’immagine ella chiave d’argento si trovava lì, nel bel mezzo del suo cervello, incastrata fra i suoi neuroni come un chiodo in un pannello di legno, e non negava che la testa le dolesse un po’. Ma lei era convinta che esistesse, che tutte le ricerche che aveva condotto fin dalla più tenera età trattassero del vero, e non fossero solamente inutili farneticazioni infantili basate sul niente.
    « Sono certa che si trovi qui a Genkaku! »
    Annuì, più per autoconvinzione che per altro. La conseguente replica del suo interlocutore, tuttavia, non le piacque per nulla. Era evidente come il ragazzo stesse cercando di sviare l’argomento su qualcos’altro, in questo caso i libri di cui la giovane si interessava fin dalla tenera età. Di certo non poteva sapere che quest’ultima fosse, tuttavia, convinta della possibilità di ricavare più informazioni in pochi minuti da una persona che da un libro dopo ricerche durate mesi.
    « Io… voglio dire, io e Neaveh abbiamo conseguito così tante ricerche prima di giungere qui. »
    Tirò appena su con il naso, strascicando l’unica gamba posata sul bordo del tavolo contro la superficie legnosa . Gli occhi, due cristallini frammenti di smeraldo, si spostarono in direzione della migliore amica, la quale era ormai riuscita a farla scendere del tutto dal ripiano, pur non impiegando alcun tipo di forza per giungere allo scopo. Da sempre aveva cercato il suo appoggio, in situazioni simili. Lo sguardo vagava ininterrottamente fra lei e Zenko, con un’insistenza tale da riuscire a mettere a disagio chiunque altro a parte lei fosse rimasto coinvolto in quella situazione imbarazzante.
    « Tu sei un caposezione, no? Devi sicuramente saperne qualcosa. E tu sostienimi, ehi Nev! » Portò le mani sulle spalle dell’amica scuotendola piano avanti e indietro per un paio di volte, mentre, al contrario dei modi “dolci” sputava quelle parole con una violenza inaudita. La risposta, quella volta, non giunse da nessuna delle due controparti. E fu allora, a causa dell’incapacità della ragazza di proferire ulteriormente parola, che il neurone malato nella sua mente perse potere, facendo sì che tutto tornasse a funzionare come prima. …BAM! HEADSHOT! La vergogna la colpì al cuore con la forza di una meteora, costringendola a barcollare e ad abbassare lo sguardo a terra. Il viso aveva assunto una tonalità cremisi tale da ricordare il colore dei pomodori maturi. Ringraziò di non essersi ritrovata su un lettino, legata in una camicia di forza che le impediva i movimenti, mentre strani personaggi dai camici bianchi la osservavano e appuntavano su fogli le sue frasi sconnesse. Fortunatamente non aveva nemmeno avuto una crisi, evento abbastanza ricorrente nella sua monotona e squallida vita.
    « Mi dispiace. Scusate... credo proprio che tornerò in camera. Ho chiaramente bisogno di riposare un po’. »
    Tolse le mani di dosso all’altra, per portarle a coprire quasi totalmente la propria faccia. Non voleva che nessuno la vedesse in quelle condizioni, anche se era comunque consapevole che il semiumano caposezione della Radiant Sun non avrebbe di certo dimenticato quell’evento. Chissà, magari, nel caso fosse rimasta ulteriormente, si sarebbe presa una bella strigliata. Fu la paura a muoverla verso la porta collegante la biblioteca all’androne principale, per poi uscire e chiudersela alle spalle. Lì, poté tirare un sospiro di solliievo in solitudine, per poi affrettarsi in seguito verso la scalinata che portava ai corridoi dei piani superiori. I suoi frettolosi passi risuonavano in lontananza, nel silenzio generale.


     
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    zenkσ
    Quella situazione assurda, oltre ad essere ridicola agli occhi altrui, assumeva man mano anche un che di inquietante. Marion sembrava essere impazzita, gli occhioni gialli fissi nel vuoto, estremamente convinta che Zenko potesse sapere qualcosa riguardo la Chiave. Cos'è che era, poi? Davvero, Zenko non ne sapeva nulla; era dalla nascita che viveva a Genkaku, eppure non gli era mai giunta alcuna voce sull'argomento. Indietreggiò con la testa, cercando di evitare lo sguardo della ragazza con tutte le sue forze. Per sua fortuna, notò che Nevaeh, aveva preso posizione, precipitandosi, seppure con la sua caratteristica calma a impedire che la sua amica salisse del tutto sul tavolo, prendendola per i fianchi. Bastò quel tocco per farla tornare in sè, difatti Marion scese lentamente dal tavolo, per coprirsi il volto a causa dell'enorme imbarazzo. Il volpino fece per parlare, ma ella si congedò prima, dirigendosi frettolosa verso l'uscita, e sparendo poco dopo dietro l'enorme portone. L'ibrido s'alzò di scatto, ma non fece in tempo ad aprir bocca. Abbassò le orecchie per un istante, per poi ricomporsi, e fissare ora Nevaeh, quasi sconsolato.

    Pensi che abbia detto qualcosa che non va..?

    Disse, soltanto.


    Edited by Volpe. - 5/4/2012, 15:58
     
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    Scosse la testa. Pessima, pessima situazione. Lei avrebbe sempre e comunque appoggiato la sua amica, ma in quelle circostanze era meglio non darle retta. Non tanto perché Nevaeh fosse una bastarda senza cuore, ma più che altro perché, essendo anche lei ossessionata da quella chiave, sapeva che se fossero messe in due, lì, a fare un'interrogatorio ad un qualcuno a caso, non ne sarebbero più uscite. Ed essendo ella un po' più brava di Marion a mantenere la calma, dovette lasciarla andare. Imbarazzata, infatti, se ne andò via; più tardi sarebbe andata da lei, non poteva certo lasciarle per troppo tempo da sola, soprattutto in quelle condizioni. Guardò per qualche secondo nella direzione in cui la sua amica era sparita, per poi volgersi completamente a Zenko. Pareva dispiaciuto, ma in fondo, non era colpa sua. Insomma, la Chiave era un artefatto fin troppo importante, era normale che lo tenessero nascosto a chiunque. Annuì internamente: sì, sicuramente era così, non poteva di certo sbagliarsi. Lo guardò, posando i suoi occhi su quelli dell'altro, con la sua solita espressione molto poco espressiva. Fece due respiri veloci, poi si schiarì la voce. Si prospettava un discorso abbastanza lunghetto -almeno per i suoi standard-.
    «No, non hai detto nulla di male; semplicemente, le nostre aspettative erano ben altre. » pronunciò, quasi severa. Ma non era nelle sue intenzioni essere minacciosa o che altro, e oltretutto si era completamente calmata, rispetto a prima. Anche lei, ogni tanto, aveva i suoi scatti, ma si riprendeva in fretta, se non era nulla di grave. Lasciando ovviamente perdere quando lanciava sedie o tutto ciò che si trovava sotto le mani. Si spolverò il vestito, mettendosi a braccia conserte.

     
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    zenkσ
    Rimase per qualche istante con lo sguardo fisso sulla porta, inerme, sperando che d'un tratto si riaprisse. Già, a suo malgrado, era convinto che Marion, dopo una lieve sfuriata personale, si ricomponesse e rientrasse nella Biblioteca come se niente fosse, sorridendo imbarazzata e ponendo le sue scuse ai due ragazzi. I secondi passavano come ore, il cuore prese ad accelerare, ma niente, niente, stava andando come avrebbe voluto: il portone in legno spesso non accennava ad aprirsi. Lentamente, Zenko, si portò la mano destra sulla tempia, e con un semplice gesto, si scostò dall'occhio quel fastidioso ciuffo ribelle che lo stava infastidendo parecchio già da qualche minuto. Perse ormai le speranze, sbuffò di nuovo, concentrandosi ora sull'altra ragazza, la più misteriosa. Il volpino prese ad osservarla, scrutandone ogni tratto. Improvvisamente sobbalzò sentendola parlare. Come aveva immaginato, nella sua voce c'era un che di irritazione misto a.. odio? Tutte e due si aspettavano molto da lui, ma era giusto così, era il Capo Sezione e doveva essere informato su tutto o quasi.

    Mi dispiace di non esservi stato d'aiuto, ma se me lo permetterete, potrò comunque darvi una mano nelle ricerche..

    Disse, ancora le orecchie basse.

    Io sono Zenko Ronsukai, piacere..

    Allungò la mano ossuta, aspettandosi il contrario da quella ragazza.


    Corretto. Sia mai.

    Edited by Volpe. - 5/4/2012, 17:39
     
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    Nevaeh Flaherty ♠
    Che fosse solo una sua impressione, o la verità più evidente, non lo sapeva. Ma sembrava che, ogni volta che apriva bocca, chiunque se ne sorprendesse. Certo, non era un tipo loquace, e la sua voce o era totalente inespressiva o risuonava grave e profonda, alle volte minacciosa ed intrisa d'odio. Ma non era certo il caso di pensare a cose del genere, del tutto inutili. Ascoltò, invece, ciò che disse il suo interlocutore, che sembrava davvero mortificato. La mezza shinigami si aspettava più menefreghismo da parte del volpino, questo doveva ammetterlo; nessuno si sarebbe preoccupato di aiutare lei e la sua amica, considerandole delle pazze che rincorrevano, inutilmente, un semplce sogno. Alzò impercettibilmente le spalle.
    Si ritrovò ad osservare la mano di Zenko, così si era presentato. In effetti non avevano ancora avuto l'onore di sapere l'uno il nome dell'altro. Ma non sapeva...cioè, avrebbe dovuto davvero stringergliela? Non sapeva cosa fare. Ma continuare a guardarla così, in quel modo assorto, come se avesse davanti a sé la cosa più strana del mondo, non era certo meglio. Così, piano, allungò la mano anche lei; pareva incerta, ma semplicemente era un gesto che non faceva spesso o, meglio, praticamente mai. Nonostante la pelle bianca come la neve e che, quindi, all'apparenza la facesse sembrare una persona priva di calore, anch'ella possedeva una temperatura corporea, risultando molto più ...viva, passatemi il termine. Difatti, la mano era calda, anche se piccola e magra.
    «Nevaeh Flaherty. »
    Disse, atona e lapidaria, priva di sentimenti; come suo solito, aggiungerei. In quei casi bisognava solo dire il proprio nome e stringersi la mano, giusto? Non vi erano "movementi extra" no? Aveva, quindi, imparato una cosa nuova quel giorno. Si vedeva proprio da queste cose il suo essere totalmente incapace al socializzare. Stando lì dentro, avrebbe sicuramente imparato molte cose! Dopo la stretta, ritrasse la mano. Si rese conto solo in quel momento che, in meno di un'ora, aveva pronunciato ben più di cinque frasi. Una specie di record! Se lo sarebbe scritto da qualche parte.

     
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    zenkσ
    Con somma sorpresa, il volpino constatò ben presto che il suo braccio non si era allungato a vuoto. Al contrario, la sua mano si era perfettamente incontrata, stringendola appena, con quella della ragazza corvina, presentatasi col nome di Nevaeh. Particolare, non c'è che dire. Lo spaventò un poco il fatto che ella pronunciò quelle due parole senza alcuna espressione in volto, ma la sua mente era troppo occupata a pensare ad altro per rimanere su sottigliezze simili. Difatti era insolito trovare nomi del genere, a Genkaku, e quello si trattava senza dubbio di un nome straniero o almeno era quello che Zenko stava, al momento, pensando. Avrebbe voluto chiederle se davvero fosse una 'straniera', ma non gli sembrava proprio il caso.. Così rimase zitto per qualche secondo, sperando che fosse lei, a chiedere qualcosa. Ma ovviamente nulla. Non poteva pretendere troppo da una nuova conoscenza, oltretutto se costei era pure poco loquace. Decise così di fare nuovamente un passo avanti, cercando di attaccare bottone, senza però toccare l'argomento "chiave", assolutamente.

    Beh.. Così.. Tu e Marion come vi trovate all'Accademia? Se non erro siete entrambe novelline. C'è qualcosa in cui posso esservi utile?

    Okay, l'unica cosa che gli riusciva meglio in quei momenti di imbarazzante silenzio non era nient'altro che il suo lavoro. Che male c'è?










    Scusami, davvero, per il tempo che ci ho messo a risponderti. Purtroppo è stato un mese intenso. Non succederà in futuro.
     
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